Nuove emozioni

22 Gennaio 2014

Carissimi, oggi, domenica, giorno di riposo, la mente si sofferma sul vangelo, sulle azioni dettate dalla Fede e che, per essere come vere e credibili, dovrebbero trasformarsi in azioni di vangelo.
Ho ancora il sapore della gioia, che ritrovo nel rievocare i fatti dell’emergenza verificatasi in ospedale, il pomeriggio di due giorni fa. Stavamo pranzando dopo un importante carico di lavoro mattutino per le diverse visite di pazienti che ci cercano e, improvvisamente, una telefonata dall’ospedale Municipale di Anzaldo, ci avvisa di un’emergenza in corso.
In Anzaldo, piccolo centro di 1.000 persone, non siamo i soli ad occuparci della Salute di tutti, ma vantiamo il lusso di avere due ospedali non troppo in intesa tra loro.

L’emergenza riguarda una campesina della nostra area, con difficoltà di parto, protrusione del cordone ombelicale, liquido con meconio e sofferenza fetale in corso; un brutto segno per la salute del bambino.

Sospendiamo il pranzo mentre l’ambulanza arriva veloce con le sirene spiegate; siamo pronti per ricevere la signora che accogliamo mentre grida dal dolore. Il cuore del feto dava 40-50 battiti al minuto, una terza parte del battito normale, quindi eravamo in presenza di una importante depressione cardiaca e riuscire a salvarlo era una scommessa.
In tre minuti la paziente è già con il blocco spinale e stesa in sala operatoria con i monitor funzionanti; l’azione del chirurgo per estrarre il bambino con il taglio cesareo dura altri sette minuti e ci troviamo in mano un bambino caldo, sporco di meconio e senza vita.
Non siamo troppo allenati nella “resuscitazione” cardio-polmonare ma, dopo il viaggio in Terra Santa, mi sento più incline ai miracoli.

In sala parto sono affiancato da padre Carlos, anche lui medico e anestesista in Anzaldo. Prendiamo il piccolo e lo adagiamo su un piano riscaldato e dopo le prime pratiche veloci di stimolo, pulizia e aspirazione, non rileviamo gli importanti segni della vita. Mi occupo del massaggio cardiaco e padre Carlos delle vie respiratorie che vengono ossigenate dopo una buona aspirazione e senza staccare né disattendere lo stimolo sul cuore. Non sento nessun battito … e mentre dico questo … mi sembra sentire il primo colpo di un cuoricino che vuole avviarsi alla vita.
Rinasce la speranza, che diventa sempre più forte, per restare vicino al piccolo e vederlo affacciarsi alla vita. Si continua con il massaggio, aspirazione e ossigenazione mentre i minuti che passano sono lunghi… e preoccupanti. Vogliamo migliorare la nostra prestazione. Si vuole intubare, prendere una vena dall’ombelico… pratiche conosciute a noi due medici assistenti del piccolo ma mai messe in atto. Di colpo lo stetoscopio, mai tolto dalla area del cuore, ci permette di avvertire il primo ritmo cardiaco che fa aumentare la forza della speranza.
Il bambino non si raffredda, non cambia il suo colore pallido roseo, anche se non ha emesso ancora il suo primo respiro che arriva, con grande nostra emozione, dopo una ventina di minuti. Qui non posso essere certo della precisione dei dati perché il tempo è confuso dall’emozione, mia e di Padre Carlos, che si fa visiva, contenuta e quasi da tifo sportivo, per la vita che sta riprendendo. Continuiamo a praticare il massaggio cardiaco e la ventilazione assistita fino a quando i meccanismi della sicurezza della vita sono diventati regolari e sicuri.

La mia mano, dapprima di aiuto importante e fondamentale, abbandonava le compressioni per un cuore che automaticamente da solo e sufficientemente iniziava un ritmo accelerato e normale della vita. Il respiro che poi gli è seguito, dapprima lento e valido e poi sempre con maggior energia per poi trasformarsi in automatismo spontaneo.. Ci siamo.. Gioia grande la nostra nel comunicare che è arrivata una nuova vita.
Le nostre mani, l’azione e la coordinazione sono servite e ci concediamo un profondo sospiro di sollievo.
Che bello ora pensare a quel primo respiro di vita!
Il miracolo avvenuto non è solo questo racconto su come abbiamo dato assistenza al piccolo neonato con problemi di depressione cardiaca, ma è quello di aver ricevuto dallo stesso Centro Medico Municipale, dopo lunghi anni di attesa, un’emergenza a noi mai affidata nonostante le Convenzioni scritte, nonostante le riunioni con l’espressa nostra disponibilità a collaborare fattivamente con il Centro Medico locale della salute pubblica.
Ci hanno sempre fatto sentire boicottati, sottovalutati e sminuiti perché considerati rivali, per via del fatto che il nostro è un ospedale privato.

Sempre su di noi la sensazione di sospetto e volutamente tenuti a debita distanza, sminuendo i nostri meriti al fine di escluderci dalla rete della programmazione locale.

Questo episodio che racconto con tanta gioia nel cuore mi fa capire che abbiamo fatto un notevole passo in avanti anche per quel che riguarda la collaborazione ed il dialogo tra il Nostro ospedale ed il Centro medico Municipale.
Un grande passo realizzato per dare più motivazione alla mia scelta e continuare a lottare per accorciare le distanze. Per me è una gioia grande, la gioia forte di una pagina di vangelo.

Pietro

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