Ricordando Aldo

26 Gennaio 2023

Credo sia successo a tutti di avvertire la presenza di una persona cara che, pur essendo ormai scomparsa, ti accompagna nella giornata senza mai distaccarsi, restando nei tuoi pensieri e suscitando ricordi che lasciano sensazioni gioiose e tristi allo stesso tempo. Insomma, una persona di cui basta il ricordo per generare emozioni sempre nuove e colorare in modo speciale le occupazioni quotidiane.

Nella mia ultima newsletter, in cui riassumevo il mio ultimo viaggio in Italia, ho parlato della triste sorpresa con cui avevo appreso della morte improvvisa di Aldo. Mi ripromettevo di raccontare un po’ di lui, che ci ha lasciato un ricco testamento di vita, grazie alla sua generosa scelta di aiutare i missionari, cui è rimasto fedele tutta la vita.
Per ordinare al meglio i ricordi devo tornare indietro, risalire ai tempi dell’oratorio, quando ci sentivamo forti, pieni di nuove idee e di voglia di metterle in pratica, per esprimere il meglio che avevamo in noi e che trova manifestazione piena nel donarsi agli altri.

Aldo è rimasto questo in tutta la sua vita, un Dono per gli altri; è così che io oggi sento in me il suo ‘essere’, uno stimolo a elevare lo Spirito con forza sempre nuova, a credere e continuare sulla strada scelta e tracciata insieme.
In due parole, per chi non avesse avuto il privilegio di conoscerlo, dirò che è stato lui a ideare la raccolta di carta, stracci, vetro e ferro. Vi fu coinvolto tutto il paese di Stezzano, suddiviso in zone: ogni casa veniva visitata dai chiassosi volontari che suonavano il campanello per chiedere di poter entrare nei ripostigli e nelle cantine, da cui si prelevava quanto non serviva più per caricarlo sui carri degli agricoltori che disponevano del trattore. Il tutto era poi scaricato in un cortile dove veniva selezionato, pesato e venduto.
Questo impegno, che per un giorno mobilitava l’intero paese, fruttava una bella somma che, la prima volta, servì per finanziare lo scavo di un pozzo in Africa, esaudendo la richiesta della missionaria Anna Piatti, nostra concittadina; seguirono altri finanziamenti per sostenere i lebbrosari in India.

Dopo questo periodo iniziale, vedendo che la raccolta non era sufficiente per soddisfare richieste sempre più numerose provenienti dalle più disparate parti del mondo, il gruppo che intanto si era costituito ufficialmente come ‘Mani Amiche’ passò dal primo esperimento di raccolta in paese alle ‘Mostre Missionarie’ che venivano allestite nei centri di villeggiatura estiva in montagna e al mare, e i cui introiti erano maggiori.

Inizialmente, per allestire la mostra missionaria Aldo e il suo gruppo ritiravano a credito gli articoli di un grosso centro di Milano. In seguito si pensò di cambiare, e Aldo, lasciato il lavoro, iniziò a rifornirsi degli articoli necessari per le mostre direttamente dai produttori e divenne uno dei più importanti punti di riferimento della Bergamasca per la distribuzione di materiale ai vari gruppi missionari che, seguendone l’esempio, organizzavano mostre analoghe nei loro paesi.

Attorno a questa attività si venne a formare un gruppo di volontari e amici, da sempre consapevoli che per fare il Bene è necessario anche un sostegno materiale che dia contenuto concreto all’azione di chi vuole seguire l’insegnamento del Vangelo. Alle persone che hanno bisogno si deve rispondere in modo puntuale. Se a esigenze anche mutevoli sai dare risposte nuove, magari sorprendenti, senza interessi, infingimenti o ricerca di scappatoie, allora riesci anche a creare emozione in chi riceve l’aiuto, generando un Bene contagioso. Questa è la testimonianza che ho sempre trovato in Aldo e nella sua opera concreta; una testimonianza che non ha mai dato spazio a compromessi e non si è mai indebolita.

Quando il gruppo, chiamatosi poi ‘Progetto Missione’ e puntualmente riunito ogni giovedì sera in oratorio, riceveva una lettera dai missionari, soddisfare i bisogni più urgenti diventava la priorità. Deliberato lo stanziamento, anche consistente come quello per costruire casette ad Haiti dopo il terremoto, si studiava come raggiungere l’obiettivo, come in una spedizione per conquistare la vetta di una nuova montagna. Ben difficilmente un obiettivo fissato da Aldo, fosse l’appoggio a un missionario o un’escursione montana, veniva abbandonato e non raggiunto!

La sua attività è diventata per lui una vera e propria ‘missione’, pur restando in paese per coordinare e organizzare l’aiuto ai tanti missionari che via via si appellavano alla sua costante, quotidiana dedizione all’opera di sostegno.
I miei ricordi più belli mi riportano a quando, reduce dal primo soggiorno in Bolivia e terminati gli studi di medicina a Padova, manifestai ad Aldo la volontà di tornare nel Paese andino come medico. Il programma era ancora tutto da inventare. Lui fu come sempre concreto nell’appoggio incondizionato e nella dimostrazione di amicizia fraterna, incoraggiandomi a non aver paura di pensare ‘in grande’, per realizzare il sogno di costruire un piccolo centro medico in Bolivia, in un posto povero e isolato in cui si parlava la lingua quechua e non esisteva nessun servizio sanitario.

La scelta di Anzaldo (oltre a contenere il suo stesso nome, chissà se per caso =AnzALDO) porta indubbiamente la sua firma, anzitutto perché Aldo venne in Bolivia per i primi contatti e per scegliere la zona in cui costruire il centro medico; e poi perché, con la convinta determinazione che gli era propria, si prodigò nella ricerca dei fondi necessari per avviare il piccolo dispensario. Tante persone sono state aiutate in questo modo, grazie alla sua trasparente generosità, alla sua fiducia nell’efficacia dell’opera di sostegno per chi ha bisogno.

Così, confidandoci e confrontandoci, nacque la ‘campagna del volvolo intestinale’, ideata insieme sulla spinta della mia angoscia nel vedere tanti pazienti costretti a indebitarsi per potersi sottoporre a un’operazione chirurgica necessaria per salvare loro la vita, e quindi sempre più intrappolati nella spirale della miseria.

Quello che rimane di Aldo è l’Amore che si manifesta nei fatti, che rende capaci di ideare un ‘dono’ che aiuta, che soccorre, che salva. Questa è la sua testimonianza, l’aver saputo essere ‘Dono per gli altri’, un esempio il cui ricordo spinge all’imitazione. Aldo ci ha lasciato la capacità di darsi da fare per gli altri quasi di nascosto, senza apparire, ma con tanta passione e tanto impegno. Ha creduto senza cedimenti nel bene che il missionario sa portare nel mondo. Grazie ai suoi innati talenti, a questo scopo ha dedicato le sue migliori risorse fino all’ultimo giorno.

Dovevamo incontrarci, naturalmente, durante il mio ultimo viaggio in Italia, per aggiornarci e programmare i passi futuri sulla strada già tracciata da anni. Mi stava aspettando e non vedevo l’ora di riabbracciarlo, ma proprio la mattina in cui ci saremmo dovuti incontrare ho ricevuto l’inattesa, raggelante notizia della sua morte. Che ci ha negato la possibilità di rinnovare il nostro rapporto di sincera amicizia che non aveva bisogno di tante parole, fatta com’era di comunanza intima e silenziosa.

Caro Aldo, con il tuo impegno hai voluto contribuire alla costruzione di un ‘mondo migliore’, quello che si cantava e sognava, quello degli ideali giovanili che tu non hai mai lasciato invecchiare e appassire grazie al tuo impegno. Forse qui sulla Terra ti hanno troppo inquietato le delusioni, le ingiustizie umane, l’egoismo dell’uomo mai sazio di possesso, mai disposto a condividere i beni, l’aumento della disparità fra i pochi ricchi e i poveri sempre più numerosi. Ora in Paradiso respiri a pieni polmoni, con leggerezza e gioia, senza dolore né fatica. E certamente hai tutto il tempo per incontrare quelle persone povere che tu hai voluto aiutare senza averle mai conosciute. Sono persone che ti sorprenderanno, di ogni colore e di lingue diverse dalla nostra che hanno vissuto in posti lontani, in Africa, India, Indonesia, America Latina. Questi, che sulla Terra erano i poveri da aiutare, oggi sono quelli che ti fanno ricco davanti al Signore che riconosce (parola di suo Figlio, scritta nel Vangelo) che anche un solo bicchiere d’acqua dato a un povero non sarà dimenticato nel suo Regno.

Certamente quanti sono stati aiutati dalla tua generosità si faranno avanti per raccontare del sostegno ricevuto. Ora li vedi, e loro ti chiamano per nome riconoscendo in te chi ha loro alleviato le sofferenze rendendo possibile un intervento chirurgico che ha loro allungato la vita e dato la possibilità di crescere una famiglia.

A noi rimane il ricordo di una vita spesa tutta nella testimonianza della possibilità di un mondo migliore, l’esempio che ci spinge a dare la parte migliore di noi, la generosità di spendersi per gli altri quando hanno bisogno di una MANO AMICA e di un PROGETTO MISSIONE.

Dott. Pietro Gamba

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