Ricordando Antonio Trovesi, grande e silenzioso sostenitore della fondazione

16 Dicembre 2020

Mi giunge questo scritto che ho richiesto a Marina e amici della Vuemme, per non dimenticare la generosità di Antonio Trovesi che quest’anno ci ha sorpreso con la triste notizia della sua inattesa scomparsa. La stessa sorpresa ci ha un distratti dal pubblicare il suo prezioso operato silenzioso ma di attivo sostegno, dapprima con la nascita e poi con la crescita della Fondazione.

 

Lo celebriamo nel 40mo di VUEMME e nel decennale della Fondazione!

 

Marina traccia alcuni importanti passaggi del suo operato a favore della Fondazione, con la Forza e il sostegno che insieme a Paolo si sono sempre coinvolti come Vuemme e non ci hanno mai lasciato mancare.

 

I meriti non vanno dimenticati…di seguito la pubblicazione

Caro Pietro,

mentre la Fondazione Pietro Gamba compie il suo primo decennale, l’azienda Vuemme per cui lavoro, e che è al tuo fianco da tempo con i suoi fondatori, ha segnato sulla linea del tempo il suo quarantennale: due begli anniversari!
Questo 2020 bisesto e funesto sta per concludersi; molti di noi vorrebbero solo dimenticarlo, ma la memoria omissiva non ci porta da nessuna parte.

 

Tutto ciò che accade ci insegna. Tu stesso, nella tua newsletter del 3 dicembre hai voluto ricordare i vari sostenitori che, presenti nell’immagine fondativa del 2010, a dieci anni di distanza, non sono più tra noi.
Ciascuno di loro ha percorso una piccola e al contempo importante tappa nella staffetta decennale, ma chissà quante altre figure sono state cruciali, durante questo decennio o ancor prima, quando l’idea della Fondazione iniziava a delinearsi: quanto Bene hai smosso, Pietro!

 

Mi hai chiesto di dare forma al ricordo di un’altra persona benefattrice per la Fondazione e a me vicina: lo faccio volentieri, srotolando la linea del tempo all’indietro. Ti ho conosciuto nel 2007, grazie a Riccardo Scotti, che, con la rilettura dei tuoi minuziosi diari, ha ricostruito e dato forma letteraria a tutta la tua vicenda umana e professionale, scrivendo il “Il Medico dei Campesinos. La vita e l’opera di Pietro Gamba in Bolivia”.

La prima edizione di questo pregevole volume è stata pubblicata da Ananke nel 2007, impreziosita dalle litografie dello stesso Scotti, con il tocco grafico di Nadia Moroni e le foto di Giovanni Diffidenti. Nello scatto a lato, eseguito dallo stesso fotogiornalista, sei ritratto ancora tra Paolo e Antonio, mentre indichi loro le immagini che intendi inserire nel volume.
Mi piace immaginare che anche questo sia uno degli istanti embrionali della tua Fondazione e vorrei partire da qui, da questa foto preziosa per Vuemme, che chiude il volume de Il Medico dei Campesinos, con una dedica da parte dei due soci, alla tua incredibile impresa in Bolivia.

Tutto era partito dalla necessità di sostenere il tuo progetto – la Fondazione Pietro Gamba appunto – per dare continuità all’attività dell’Ospedale di Anzaldo. Come altri imprenditori mecenati, Antonio e Paolo nel 2007 avevano deciso di investire risorse economiche, per favorire la diffusione della tua storia e del tuo progetto di salute in Bolivia, finanziando la prima edizione de Il Medico dei Campesinos (Vuemme tra l’altro promuoverà nel 2018 – lo scrivo per chi ci legge – anche una seconda edizione aggiornata del volume, sempre a cura di R. Scotti, con descritti gli sviluppi e la realizzazione della Fondazione, sino al 2018).

 

Con la pubblicazione del 2007 Vuemme sapeva che avrebbe acceso un faro sulla tua singolare vicenda di medico missionario bergamasco. Ciò avrebbe permesso a privati, gruppi e associazioni di conoscerti e promuovere molteplici forme di sostegno a favore del tuo progetto boliviano. Cosa che è puntualmente avvenuta, anche grazie alla tua coinvolgente carica umana (te l’ho sempre detto che sei un formidabile imprenditore di Bene!).

Ricordo come ora l’emozione con cui avevamo organizzato la convention aziendale in Vuemme per promuovere l’uscita del volume, nel 2007. Durante l’evento era stata scattata questa foto, in cui sei ritratto tra i soci e Luciano Scalettari, inviato speciale di Famiglia Cristiana, che avevamo appositamente invitato per parlarci di solidarietà sociale d’impresa e cooperazione internazionale.
In questa immagine traspare una comprensibile soddisfazione nei due soci che ti abbracciano, accanto al giornalista. Alla tua sinistra, Antonio, pare esprimere una gioia singolare, e vorrei proprio partire da questa foto, in cui è ritratto così sorridente e compiaciuto, per fare memoria di lui, Antonio Trovesi, un protagonista della “staffetta” per la Fondazione, che quest’anno ci ha purtroppo lasciato.

Antonio era persona schiva e riservata, un galantuomo e imprenditore vecchio stile: di quelli che basta la parola data ed è come scolpire un impegno nella pietra. Non amava apparire né rilasciare dichiarazioni, preferiva sostenere le iniziative che anno dopo anno venivano promosse in azienda a favore della Fondazione, con la sua adesione sincera, senza emergere né far rumore.
So che nel suo altrove vorrebbe bacchettarmi per quest’imboscata che gli ho teso, ponendolo in luce.
Stavolta tuttavia non può fermarmi e scrivo determinata.
Ma un po’ di inquietudine mi rimane perché, come dice Sant’Agostino “coloro che amiamo e che abbiamo perduto non sono più dove erano, ma sono ovunque noi siamo”.

Con sentimenti profondi di fiducia e speranza
per quel Verbo Bambino che per noi si fa carne simbolicamente il 25 Dicembre,
(la stessa carne che visiti e soccorri ogni giorno nel tuo ospedale),
auguro a te e alla tua famiglia,
insieme a tutto lo Staff dell’Ospedale di Anzaldo,
un sereno, Santo Natale e Nuovo Anno.

Marina e amici VUEMME
Stezzano, 15 dicembre 2020

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