Scrive Padre Carlos Curiel Herrera – Párroco de Anzaldo

1 Luglio 2010

Per nessuno è un segreto che la salute rappresenti uno dei beni più desiderati, stimati e perfino ambiti, perché’ da’ la forza di lavorare, conferisce all’individuo efficienza, rendimento e capacità di sfruttare le proprie energie…

Ma nel nostro paese, Anzaldo, e nelle sue comunità rurali (penso che sia così in tutte le realtà contadine della nostra Bolivia) il fatto che si viva giorno per giorno, il dover lavorare il campo (mestiere duro e faticoso), la povertà e il modus vivendi, tra le altre cose, hanno effetti deleteri e influiscono in maniera forte sulla salute fisico-psichico-sociale.

Tutto ciò modifica il valore della salute e il modo di vedere la vita, lasciando questo aspetto tanto importante soggetto alla situazione economica in cui vive la famiglia e al presupposto fittizio, anche se molte volte reale, dell’alto costo dei servizi di sanità nel paese.

Ho potuto toccare con mano come l’ospedale clinica “Asociación Humanitaria Pietro Gamba”, davanti a questa realtà, sia stata (e continui ad essere) un centro dove la salute è uno strumento di insegnamento e educazione, di prevenzione e promozione, aiutando coloro che vi giungono a valorizzarla, evitando di maltrattarla, disprezzarla e, così, perderla.

Allo stesso modo ho potuto constatare che l’approccio alla persona che si rivolge al Centro cerca di essere globale, tentando di accompagnare la persona, starle vicina, soprattutto nei momenti cruciali della vita (gravi malattie, persone in fin di vita, sofferenza…) sia da un punto di vista medico-professionale, sia da un punto di vista spirituale. Quante famiglie ho visto essere trattate in questo modo! Quante volte ho visto che se facciamo uno sforzo otteniamo una risposta più efficace da ogni punto di vista! Ho anche notato che le persone dimenticate e abbandonate, come gli anziani del nostro paese di Anzaldo, hanno sempre trovato qui nell’ospedale una mano tesa ad aiutarli.

Poter condividere con queste persone alcuni momenti è stata per me un’occasione per poter vivere in profondità la fede e il mio ministero sacerdotale e , perché no, anche quello medico. Come si sono rafforzati! Come mi hanno aiutato a vedere la persona in tutte le sue dimensioni con gli occhi della fede, della fratellanza, della compassione. In definitiva, con gli occhi del Vangelo.

Nel condividere le mie giornate con le persone che lavorano nell’ospedale, con coloro che arrivano per essere aiutati, ho trovato una scuola di umanità, nella quale incontriamo Dio, vediamo Dio (Giovanni 14, 9) e conosciamo Dio. Lo vediamo nel volto sofferente del fratello che arriva cercando un sollievo per il suo dolore, per la sua sofferenza, `per la sua angoscia, per la sua preoccupazione.

Arrivare a conoscere questo (e a capirlo) non è frutto di studi, saggezza o erudite ricerche. E’ una “questione di umanità” dove si trova la semplicità umana, la fragilità umana, quell’umanità nella quale noi uomini siamo tutti uguali.

Lì è dove si conosce il “Dio fatto uomo”, lì è dove si conosce Gesù.

 

Padre Carlos Curiel Herrera – Párroco de Anzaldo

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