Servizio civile in azione a Challviri

2 Ottobre 2023

Teresa e Clarissa sono due ragazze provenienti dall’Italia che hanno scelto di trascorrere 10 mesi presso il nostro ospedale di Anzaldo. Oltre che al quotidiano lavoro ospedaliero, sono state coinvolte anche nelle iniziative di salute comunitaria rivolte al territorio. Nello specifico hanno deciso di raccontarci la campagna di prevenzione del cancro uterino, svolta presso Challviri.

Teresa:

Siamo state a Challviri quasi una settimana: un pueblito difficile da raggiungere, a 3.800 metri di altitudine che è stato casa del dott. Pietro per qualche anno agli inizi della sua esperienza in Bolivia. Siamo qui per una campagna di Pap test con l’obiettivo di avvisare e sensibilizzare quante più mamitas (donne boliviane) dell’importanza di questo esame per la prevenzione del tumore del collo dell’utero.

Clarissa:

Per 3 giorni, accompagnate da due studentesse di infermieristica familiari alla lingua Quechua, di fondamentale importanza per poter interagire con i campesinos locali, ci siamo impegnate nell’informare queste piccole comunità: davanti a noi il timore di chi ci ascoltava e certe credenze popolari secondo cui fossero i sanitari stessi, attraverso le visite ginecologiche, a trasmettere la malattia, che comunque il più delle volte era totalmente sconosciuta alla popolazione sia femminile che maschile.

Il risultato è stato per noi sorprendente: dalle 15 donne che inizialmente avevano deciso di aderire alla campagna, ci siamo ritrovati a gestirne più di 50, che si sono recate nell’ambulatorio locale per sottoporsi alla visita ed ottenerne i risultati il giorno stesso grazie al lavoro del personale di laboratorio della fondazione. Il passaggio successivo sarà garantire un attento piano terapeutico per i casi sospetti fino alla risoluzione chirurgica gratuita, ove necessario, presso l’ospedale di Anzaldo.

Teresa:

Qui siamo ospiti di don Renè e doña Modesta, persone tranquille che ci attendevano con un letto pronto in una fredda ma accogliente casetta di adobe secondo l’architettura locale. Nonostante non si riesca a comunicare, i movimenti materni e i sorrisi timidi di doña Modesta sono un condimento in più a queste giornate e alle tante rivisitazioni di patate che ci offre ogni giorno. Guardando loro e le persone incontrate durante questa missione porta a porta, qui la vita scorre lenta e scandita da semplici priorità: comida e trabajo, uno di quelli duri dove la gente si sveglia all’alba e macina km per raggiungere il campo dove passerà la giornata sotto il sole.

La costante che ho ritrovato nelle loro storie, e che penso essere forse la parte che più mi arriva al cuore, è vedere come persone che hanno poco ti accolgano in un modo così spontaneo, e senza aspettarsi necessariamente qualcosa in cambio. Penso non sia scontato visto i nostri tratti tipicamente europei, indice di un privilegio sociale differente. E nonostante questo, ogni volto incontrato mantiene nella sua semplicità una grande dignità.

Clarissa:

Nei giorni successivi ho pensato spesso al senso di soddisfazione che mi ha riempita mentre, tornando ad Anzaldo carica di polvere e stanchezza, prendevo consapevolezza di aver preso parte ad un grande progetto estremamente utile per una piccola realtà…e nel mentre la polvere diventava qualcosa di trascurabile e la stanchezza un po’ più leggera.

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