Solidarietà da Cisa Group

4 Novembre 2019

Questa è la storia di un gruppo che Cisa sa fare non solo nel suo campo specialistico, la sterilizzazione, ma anche in un altro campo in cui ci si può specializzare tutti, basta volerlo: la solidarietà. Non è un errore di stampa, quello che c’è sopra: perché il protagonista di questa storia è il Cisa Group, l’azienda di Lucca che grazie in particolare a un suo tecnico, Emilio Lancioni, ha risolto un problema nevralgico all’ospedale di Pietro Gamba ad Anzaldo, sulle Ande boliviane.
Quando nel 1986 Gamba, il medico condotto dalla Provvidenza, ha deciso di mettere un ospedale al servizio di quella comunità dimenticata dal mondo (ma non da Dio), si è trovato ad affrontare mille problemi della più diversa natura. Non ultimo, quello della sterilizzazione.

In principio fu una vecchia sterilizzatrice dismessa da una casa di riposo svizzera. Che per essere vecchia e anche un po’ obsoleta ne fece di strada, giù dalle Alpi attraverso l’oceano nella pancia di una nave e poi su ad arrampicarsi fino ai 3200 metri di questo paesino del distretto di Cochabamba, un nome che sembra inventato da Garcia Marquez.
Gli aggiustamenti che si sono succeduti nel tempo per assicurare all’ospedale la sterilizzazione indispensabile per la chirurgia stanno alla manutenzione come il triplo salto mortale sta alla ginnastica da camera. Ma a un certo punto nemmeno questo è più bastato di fronte a un malfunzionamento elettrico e all’impossibilità di trovare valvole di ricambio.

Ma la necessità fa del missionario laico anche un rabdomante, e così Gamba scovò in un magazzino bresciano una sterilizzatrice a vapore Cisa dismessa dall’ospedale di Parma, ma già di nuova concezione come è nello stile di questa azienda sempre all’avanguardia nella ricerca, con controllo delle valvole in acciaio Inox ad aria compressa e pannello digitale. Fantascienza, rispetto alla prima. Al momento dell’inaugurazione dell’autoclave nella sua nuova sede, l’intervento maldestro di un elettricista locale mise fuori uso un trasformatore. Per la riparazione si rese necessario cercare un contatto via internet con l’azienda, un cui tecnico diagnosticò il guasto, con necessità di sostituire il trasformatore.
Eseguito il cambio, la macchina entrò in funzione, meravigliando tutti per il visibile salto generazionale rispetto alla ‘vecchia’ collega. Ma anche il nuovo ha i suoi inconvenienti, se inserito in un contesto non ideale: spesso i sofisticati controlli di sicurezza facevano scattare l’allarme fermando il processo. E quando la nuova macchina si bloccò, stavolta senza allarme né diagnostica di problemi, la vecchia sterilizzatrice elettromeccanica ebbe la sua effimera rivincita, risolvendo il problema nell’immediato. Ma urgeva una soluzione definitiva.

Nuovo S.O.S. alla Cisa, allora con sede a Pomezia, il cui tecnico Emilio Lancioni, rintracciato mentre era in trasferta, diagnosticò che il sistema di controllo (PLC) doveva essere riprogrammato o sostituito. Lo stesso Lancioni si offrì di riparare il programma elettronico sconfigurato. Così Gamba, in occasione del suo viaggio annuale in Italia, mise in valigia la scatola del PLC, spedendola poi a Lancioni in fabbrica a Pomezia. I due si incontrarono poi nella sede romana, proprio mentre l’azienda si preparava al trasloco in Toscana. Lancioni spiegò a Gamba come rimontare l’apparecchio riprogrammato, mettendo inoltre a punto un nuovo sistema di comunicazione che gli avrebbe permesso di tenere sotto controllo il funzionamento della macchina via internet, comandandola a distanza e garantendo così una preziosa (e gratuita) assistenza anche mentre era in trasferta di lavoro.

Un giorno rispondeva dalla Francia, un altro dalla Thailandia, un altro ancora dal Medio Oriente. Emilio è figlio d’arte, dato che suo padre lavorava nella stessa azienda; delle macchine su cui lavora conosce ogni aspetto, dalla progettazione a costruzione e manutenzione, e ora ne padroneggia l’evoluzione digitale. Ma questa vicenda iniziò subito a toccare in lui anche corde più profonde.

Lo stesso Lancioni suggerì a Gamba da una parte una manutenzione rigorosa di questa macchina spedita in Bolivia senza una revisione competente, e dall’altra l’acquisto di un’altra sterilizzatrice Cisa di seconda mano, ma in buono stato, che era a Parigi. Ormai coinvolto nel progetto, Emilio si disse disponibile a spendere alcuni giorni delle sue ferie ad Anzaldo, per installare il nuovo autoclave che conosceva bene e completare la messa a punto dell’altro. Gamba chiese all’azienda l’autorizzazione per la trasferta del suo dipendente, ma la prima risposta commerciale lo raggelò: la tariffa era di 720 euro al giorno più le spese. Alla fine la trasferta sarebbe costata la metà di quanto era costata la macchina. Lancioni prese l’iniziativa di incontrare l’amministratore delegato del Cisa Group, Antonio Veronesi, al quale spiegò che il suo lavoro sarebbe consistito nella messa in opera e manutenzione delle due sterilizzatrici Cisa in un Paese dove l’azienda non ha rappresentanza né tecnici competenti. Informato nei dettagli delle ragioni di questa trasferta del tutto atipica, Veronesi autorizzò una missione di una settimana, con il solo costo del biglietto aereo a carico dell’ospedale.

Lancioni si presentò ad Anzaldo con la sua valigetta di ferri, e iniziò a passare ore e ore al computer controllando ogni dettaglio del funzionamento delle due sterilizzatrici Cisa, dalle parti elettriche ed elettroniche a quella idraulica, arrivando ad adattare alcuni programmi alle condizioni generate dall’altura superiore ai 3000 metri (chi l’avrebbe detto, che anche le macchine soffrono l’altitudine?). Competenza e passione hanno inchiodato Emilio al tavolo di lavoro spesso anche oltre la mezzanotte, per completare il programma quotidiano. Così i giorni sono passati veloci, senza che Emilio si concedesse il tempo per soddisfare la curiosità di conoscere la realtà nuova in cui si era immerso. Alla fine c’è stato anche il tempo per un breve corso di aggiornamento per le infermiere.

La riconoscenza di tutti è stata espressa in una serata di congedo, alla presenza del sindaco e del parroco di Anzaldo, con la pizza cotta nel forno a legna.
L’ospedale di Anzaldo continua così a funzionare non solo come indispensabile supporto ai campesinos, ma anche come catalizzatore di piccoli grandi gesti di generosità, come quello del Cisa Group, e di Emilio Lancioni, un uomo che sa parlare alle macchine ma che sa anche ascoltare la voce del cuore.

G. R.

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