Testimoni di un’esperienza vissuta

2 Ottobre 2023

Siamo chiamati a testimoniare quanto abbiamo visto e vissuto, a esprimerci con i fatti che conosciamo e sperimentiamo ogni giorno, scoprendo la nostra vera natura attraverso il modo in cui viviamo la nostra vita. Vinciamo dunque la facile e comoda indifferenza, l’insensibilità e la paura di esporci quando ci armiamo del coraggio necessario per darci da fare e lasciarci coinvolgere dal prossimo, per lanciarci in situazioni sconosciute che incontriamo intorno a noi, anche se sono rese difficili o rischiose dalla loro iniziale imprevedibilità.

Papa Francesco, in occasione della Giornata mondiale della Gioventù, ha invitato i giovani ad avviarsi verso il mondo nuovo che tutti desideriamo; citando un autore latinoamericano, il Pontefice ha detto che abbiamo due occhi, uno di carne e uno di vetro. Quello di carne ci serve per vedere la realtà, quello di vetro per vedere i sogni. Guai se smettiamo di sognare!

Dobbiamo avere sete di nuovi orizzonti, che ci spinga a guardare più in là, a trovare il coraggio morale per aprire il cuore a una cultura diversa dalla nostra. E dal coraggio scaturiscono cose nuove e belle che fanno germogliare in noi la sensibilità verso l’altro, la capacità di capirlo, accettarlo e aiutarlo anche attraverso nuove intuizioni.
Questa disposizione di spirito cambia gli orizzonti, non c’è più barriera o muro che separi, ci si avvicina grazie al coraggio che ci rende in grado di osare e di sfidare le incognite.

La consapevolezza di aver saputo accettare la sfida ha un dolce sapore che cancella la paura e ingrandisce il cuore, facendoci scoprire che c’è ancora spazio per i sogni.
Sognare è uno stato superiore per l’uomo!

Oggi scrivo di due ragazze, Teresa e Clarissa, inviate quest’anno dal Celim di Bergamo ad Anzaldo per svolgervi il servizio civile di nove mesi. Le due giovani sono state fin da subito coinvolte nell’organizzazione della festa per gli ultrasessantenni, un evento espressamente dedicato agli anziani, che vi sono tutti invitati. Le ragazze hanno setacciato tutta Anzaldo, bussando a ogni porta per illustrare la nostra organizzazione e lasciare l’invito a partecipare alla nostra festa.

Questa iniziativa del nostro ospedale è stata quest’anno ripresentata per la seconda volta, con determinazione e convinzione ancora aumentate rispetto all’esordio. Quasi tutti gli interessati hanno raccolto l’invito, e il giorno stabilito un centinaio di persone si sono presentate per il pranzo e l’intrattenimento affidato ai ‘Mariachi’, un gruppo musicale che ha allietato la giornata con musica e balli in stile messicano, coinvolgendo i presenti in un classico festeggiamento di paese.

Per continuare con coraggio il loro avvicinamento a questa popolazione diversa per storia e cultura, le due giovani bergamasche sono state incaricate di accompagnare due studentesse locali di lingua Quechua in occasione della campagna per la diffusione del Pap test a Challviri, una piccola comunità (meno di 500 persone) lontana da quella di Anzaldo. L’iniziativa ha richiesto una trasferta di quattro giorni, tempo necessario per spiegare alla popolazione locale l’utilità di questo strumento di prevenzione: il Pap test, con un semplice prelievo di cellule uterine, individua precocemente il cancro al collo dell’utero permettendo un riscontro diagnostico immediato e un trattamento sul posto.

La novità ha riscosso nella comunità interessata un successo che ha accresciuto il nostro entusiasmo: l’impegno comportato da questa azione ‘porta a porta’ ha convinto una sessantina di donne, che nel fine settimana sono poi venute a sottoporsi all’esame. Gli accertamenti ci hanno permesso di individuare tre campioni a rischio e, qualora si rivelasse necessario, siamo preparati per intervenire tempestivamente presso la nostra struttura ospedaliera di Anzaldo, prevenendo la lenta ma pericolosa evoluzione del cancro

È di capitale importanza salvare anche una sola persona dal cancro al collo dell’utero, che ha ancora un’alta incidenza in queste comunità, e il risultato conseguito premia la nostra decisione di uscire dalle mura dell’ospedale per esplorare nuovi orizzonti, oggi ancora pionieristici.

I giovani vanno valorizzati anche perché rappresentano potenziali risorse preziose per puntare a un possibile cambiamento. L’esperienza vissuta da Teresa e Clarissa potrà in seguito essere ripetuta in altre nostre comunità, sempre offrendo lo stesso servizio gratuito. Ringrazio il Celim di Bergamo che ci ha coinvolto in questa esperienza di Servizio Civile, preziosa sia per chi la vive sia per chi usufruisce così di importantissimi servizi.

Questa campagna per la diffusione del Pap test è stata possibile grazie all’appoggio di Progetto Missione, nel ricordo del nostro carissimo amico Aldo. Vedendo questo risultato, Aldo sarà certamente contento del nostro impegno a favore delle donne di Challviri, la comunità che ho conosciuto al mio arrivo in Bolivia, e che rimane quindi il mio ‘primo amore’.

Dott. Pietro Gamba

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