Antonio Castaldello racconta la sua visita in Anzaldo

14 Novembre 2014

28/10/2014 – 17/11/2014

Mi ricordo che un mio carissimo amico quando gli comunicai la mia volonta’ di far parte della fondazione Pietro Gamba onlus mi disse “guarda che dovrai andare in Bolivia prima o poi” e cosi dopo circa 4 anni dalla nascita della fondazione eccomi qui ad Anzaldo in terra di Bolivia per vivere il fine della fondazione e per vedere l’opera di Pietro.

La mia non e’ la prima visita nell’ospedale di Anzaldo ero gia’ venuto nel 1998 ed ero curioso di vedere i cambiamenti avvenuti in 15 anni sia dell’ospedale sia nel paese.

La prima senzazione dall’aereo e’ stata quella della citta’ di Cochabamba cresciuta in modo enorme soprattutto in periferia dove non ci sono servizi di nessun genere, e’ un enorme agglomerato di case fatiscenti sparse su chilometri e chilometri.

La strada per Anzaldo e’ stata tutta acciottolata ma senza ponti e quindi con guadi che diventano impercorribili quando piove.

In compenso la tecnología e’ arrivata , televisioni computer auto cellulari sono diventati alla portata di tutti.

L’ospedale e’ rimasto come era 15 anni fa con un miglioramento nella tecnología di base e un livello di pulizia e ordine che sempre ha caratterizzato l’ospedale di Pietro.

Appena arrivati ho avuto qualche problema di salute e di quota ma siamo comunque riusciti nel primo fine settimana ad andare a Sucre e a Tarabuco e li abbiamo vissuto la prima esperienza forte nel partecipare alla festa dei morti in una comunita’ di campesionos di una popolazione denominata Yampera e solo grazie a Pietro abbiamo assaporato (anche se con molta fatica) il loro cibo, la loro cultura e le loro tradizioni.

Dopo questa esperienza forte il rientro in ospedale ad Anzaldo ha permesso di iniziare il lavoro di allestimento della sala radiológica, (era il nostro obiettivo primario di visita) con molta piu’ attenzione e vicinananza a Pietro e ai campesinos.

Il secondo fine settimana e’ coinciso con un’altra esperienza forte nel nord del Potosi’ visitando diversi pazienti trattati da Pietro in ospedale in una zona vastissima e remota..

Questo viaggio mi ha permesso di capire in modo piu’ approfondito l’esperienza di Pietro e la sua scelta, ma ho potuto veramente vedere come con questa gente povera (ma di una poverta’ estrema) Pietro e’ completamente a suo agio e per questo e’ accolto con grande rispetto chiamandolo Pedrito che e’ il termine massimo di rispetto che i campesinos danno a una persona.

Ho sperimentato i miei limiti di adattamento ma ho conosciuto i poveri estremi senza disperazione ma contenti e felici perche’ e’ venuto Pietro a trovarli e generosi del poco che hanno senza chiedere nulla in cambio.

Il resto del tempo e’ passato in attivita’ di aiuto semplici ma importanti all’interno dell’ospedale dove ormai c’e’ una organizzazione collaudata ed efficace da parte di tutto il personale.

Per ultimo anche se di enorme importanza per l’ospedale e per Pietro abbiamo vissuto il riconoscimento da parte della commissione del Ministero della Slaute dell’accreditamento e certificazione dell’ospedale di Anzaldo.

Per concludere questa breve relazione della mia esperienza in terra di Bolivia e in Anzaldo posso solo dire che mi sento contento per l’esperienza vissuta e piu deciso nell’aiutare Pietro e nel condividere con lui il progetto della fondazione che porta il suo nome.

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