Ritorna il sorriso…

27 Luglio 2017

Alfredo, 15 anni ancora da compiere, è caduto sotto la ruota del camion-cisterna che portava l’acqua alle zone povere della città. Da lì i suoi sofferenti giorni si sono trasformati in una sfida per la vita.
Lo sfregamento della gomma della ruota con le parti molli della sua gamba destra, ha eroso pelle, muscoli e ossa lasciando la gamba sanguinante e da ricostruire. I genitori si sono affidati alle responsabilità dell’autista che ahimè… è un loro parente, ma non avendo altra occupazione è senza soldi sufficienti per far curare lo sventurato ragazzo.

L’ospedale, che riceve Alfredo in città, convince i genitori che alle spese mediche ci penserà l’assicurazione per gli incidenti stradali che è obbligatoria annualmente per ogni automezzo.
L’Assicurazione risponde all’ospedale della città solamente per metà delle ingenti spese. I parenti per coprire l’altra metà, sono costretti a richiedere un prestito alla banca. La somma richiesta dall’Ospedale è fuori dall’ordinario per la loro vita povera, e devono indebitarsi con la Banca con interessi mensili, rimborsare il debito significa vari anni di lavoro.

Alfredo, senza altre prospettive d’aiuto, deve lasciare l’Ospedale della città con la gamba rotta e tibia esposta e mal curata con inserti di pelle inadeguati ed infetti. In sostanza l’ospedale gli dice: “finiti i soldi, finite le cure e i nostri sforzi!!”.
Oggi arriva nel nostro Ospedale, scaricato dall’ambulanza municipale che lo ha raccolto dalla sua casa dove è stato portato per i suoi ultimi giorni in attesa delle complicazioni e della morte. L’unica supplica dei parenti al suo arrivo da noi è quella di poterlo guarire senza nessun soldo perché non hanno altre risorse per cambiare il suo destino fatale. Infetto, denutrito, depresso ed abbandonato, riconosco Alfredo per esser stato alla sua casa quando accompagnammo suo padre da noi operato con accorciamento dell’intestino per la malattia di Chagas.

Vive in posti lontani e secchi, oggi quasi abbandonati e prosciugati dall’acqua. La sua famiglia con cinque fratellini più piccoli, restando nel posto dove sono nati, oggi fa la fame. Per questo anche i più piccoli sono inviati da parenti in città per guadagnarsi il cibo quotidiano necessario per vivere perché dove sono hanno solo granoturco. Anche la scuola è lontana e le classi sono saltuarie; la salute rimane un sogno e, per chi è povero, preclusa.

Le bende secche sulle sue ferite mummificate, parlano di giorni di abbandono, e, in alcune aree, l’umido della secrezione, emana un odore putrido. La gamba buona, è servita da prelievo di pelle da donare per l’inserto.
Nell’accettazione sentiamo l’ingiustizia e la povertà di Alfredo, una storia comune a questi luoghi, fatta di tanto abbandono da chi dovrebbe essere preparato o votato per dare cure e salute. Tutto si concentra nella colpa di non avere soldi per la cura costosa dell’incidente che, se lasciato alla sua evoluzione, si presenta mortale. Tutti qui sanno che se si chiamano gli specialisti dalla città, occorre pagarli profumatamente… e in questo caso dobbiamo prevedere più specialisti e varie chiamate.

Ho una risorsa e la gioco con una chiamata al cellulare. Ci provo… Chiamo il dr. Romero specialista in chirurgia plastica ricostruttiva per sentire il suo orientamento e avere un consiglio sul da farsi.
Mi presento così: “Dr. Romero mi rivolgo a lei come quando ci dobbiamo rivolgere a Dio per chiedere una grazia e lo facciamo solamente quando abbiamo un bisogno forte”.

Poi spiego i dettagli della salute di Alfredo e mi chiede delle foto, oggi facili da inviare in tempo reale direttamente e senza ritardi di tempo. E prontamente la sorpresa: “Il bambino non può aspettare altro tempo e dobbiamo sbendarlo urgentemente. Ho mille cose che mi occupano, ma questa diventa la mia priorità e devo venire al più presto perché insieme lo possiamo visitare togliendo le bende infette.” Non mi sembra vero una risposta così piena di Amore per l’altro!!
Avviso subito Alfredo; la bella notizia non può aspettare e dico che domani verrà sul posto lo specialista a curarlo.
Mi guarda teneramente e il suo sguardo diventa d’intesa per poi trasformarsi in un sorriso che anticipa un grande ringraziamento.

Dr. Pietro Gamba

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