Un saluto scritto dall’aeroporto

17 Dicembre 2018

Mentre ho un po’ di tempo di attesa all’aeroporto, prima della traversata oceanica notturna che mi porterà in Bolivia, mi riordino le idee e riassumo facilmente i momenti vissuti di questa visita in Italia con sconfinamento Svizzero. Sento una forte ricarica di Gioia che proviene dagli incontri avuti con le diverse persone incontrate e tra queste anche l’incontro con Papa Francesco. Sono stati momenti eccezionali, ritrovarmi in pubblico con serate dove sono riusciti a riunire anche piú di 200 persone.

Ho cercato di far passare emozioni vere, quelle che danno un senso per me e per altri, figli compresi, non per l’orgoglio di essere migliore di altri ma semplicemente raccontando ciò che sento il Signore ha fatto con me.

Ogni sera, riportavo a casa un senso di pienezza, di gioia per essere riuscito a raccontare un po’ di me e di quel mondo che ora nuovamente mi aspetta, facendomi rituffare nel conosciuto quotidiano. Sento in me che mi aspetta un carico di responsabilità ancora importante, ma non sento nessuna paura sentendomi vicino al Signore che è piú grande di tutti.
Se sono con Lui, niente fa piú paura, nè le avversità, nè il dolore, nè l’incognito, nè il cambiamento che lentamente consuma.

La Fedeltà a Lui e al Suo messaggio di Amore é ancora valido per partire e vivere tra gli uomini con la sfida di spendere bene ogni giorno che è un dono di Dio.
Tante le impressioni vissute, tanti i complimenti avuti, tanti gli applausi di approvazione.

Un bambino alla scuola mi ha domandato: “Cosa senti quando aiuti un’altra persona?” Ho risposto che la sensazione che provi facendo del Bene non si spiega a parole ma è una sensazione di gioia che ti lascia trasformato rendendoti migliore di quello che sei.

Un’altra persona mi ha confidato: “Quello che trovo speciale in te è che non hai mai mollato da quando vai dicendo che la –Provvidenza- opera in te per anticiparti in ogni sfida che accetti”.

Un’altra ancora mi ha sottolineato che parlo solo del “bello” senza parlare del ” brutto” che naturalmente esiste anche in Bolivia. Ho riposto che se ancora oggi siamo capaci di vedere il “bello” questo è un complimento e significa che non siamo stanchi, nè abbattuti e neppure arrabbiati e quindi anche questo è un grande Dono. Lascio tanti amici che in forma concreta mi hanno dimostrato essere sensibili all’altro e ai suoi bisogni. Sono amici che hanno dato tempo, energie, fondi e passione per diventare ora la “sorpresa” per me e per loro.

Quando ci apriamo con slancio e senza calcolo all’altro, otteniamo gioia ed il mondo viene cambiato dentro di noi e attorno a noi, senza limiti e senza paure che, al contrario, affiorano quando siamo chiusi ammuffendo da soli. Lascio mia mamma di 92 anni in Ospedale con una bella età raggiunta. Sento ancora la sua vicinanza che incoraggia i passi ancora da fare.

Grazie per avermi regalato il libro, è stato il Dono di Natale più grande. Molti leggeranno la sorpresa, per me l’impegno è quello di far continuare la bella storia raccontata con impegno e con nuove sfide.

Pietro Gamba

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