Lettera di Chiara Pini, tre giorni ad Anzaldo

5 Settembre 2019

Anzaldo (Cochabamba) – 29/30/31 Agosto 2019

Nell’Ospedale Pietro Gamba di Anzaldo si respira senso di condivisione e umanità. Costruito in un piccolo paesino situato nel nulla dell’altipiano centrale boliviano si appresta a qualche futuro cambiamento ora che la strada asfaltata è in costruzione, trovandosi nel mezzo del cammino per la ben più turistica Toro Toro.
Eppure, non appena ci si addentra per i vicoli, il tempo appare immobile, il sole scalda la piazza circondata da cani e da qualche campesinos seduto all’uscio di casa.

Ma la tranquillità immobile termina non appena si svolta per l’Avenida Italia; nell’avvicinarsi all’ospedale infatti si viene “travolti”, e accolti, dal via vai della struttura: lavori in corso, pazienti in attesa, pasti in preparazione, comunicazioni in arrivo; la voce dell’autoparlante dell’ospedale si riversa in strada così come l’energia vulcanica di Pietro e l’instancabile dolcezza di doña Margarita.

Mi ritrovo così catapultata nella quotidianità di chi vive qui da sempre, tra un saluto e l’altro Pietro e Antonie mi raccontano le vicissitudini del vivere e convivere con la cultura boliviana (anche se è la Rai italiana a fare da sottofondo ai pasti) e le difficoltà del mantenersi un ospedale indipendente, professionale e accessibile a tutti in un paese che ha aumentato burocrazia e controlli, ma che ancora non ha affrontato seriamente povertà e malasanità.

Le giornate scorrono piacevolmente tra un pomeriggio al rio a cercare sabbia con la simpatica doña Ester, tuttofare della casa, e una mattinata nel vivace mercato di Anzaldo fino ad arrivare, non senza un bel po’ di tremore alle gambe, direttamente in sala operatoria per assistere alla mia prima operazione chirurgica, in questo caso rimozione di un’appendicite in stato avanzato. Non c’è tregua infatti in questi giorni per i dottori e per il personale dell’ospedale: nella notte li aspetta un’importante e delicata operazione a seguito del un trauma cranico di un giovane paziente; mentre mi appresto ad andare a dormire le luci della sala operatoria illuminano ancora la notte buia e silenziosa di Anzaldo.

L’indomani mi viene regalata la possibilità di assistere alla nascita di un bambino; in sala scopriamo che la donna, già madre di due bambini era nata a suo tempo qui nell’ospedale del dott. Pietro. Dal canto mio alterno per tutto il tempo stati di confusione, stupore e gioia con il solo pensiero di quanto delicata, forte e straordinaria è la vita. Il piccolo nasce sano e senza complicazioni.
Insomma, conoscere da vicino l’ospedale Pietro Gamba è stato per me scoprire che vi è una “terra di mezzo” tra la semplicità di alcuni ospedali da campo e la specializzazione medica, altamente professionale, che altrove è talvolta fredda, impersonale e costosa.

Ad Anzaldo questi due aspetti, equità e qualità, si incontrano nel quotidiano tentativo di rendere accessibile per davvero il diritto alla salute in un percorso di cura serio che ti fa sentire accolto chiunque tu sia.

Chiara Pini

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