Nel segno

17 Luglio 2019
La gioia di aver curato una giovane, da una patologia che fin da bambina la tormentava per la difficile risoluzione. Più è lo sforzo richiesto e maggiore è il merito che si traduce in soddisfazione e gioia. Andate e curate…e siamo nel segno del vangelo…e dopo questa azione i seguaci e fedeli al comando, tornarono pieni di gioia per il risultato. Ma Gesù li orientò dicendo: “non dovete essere contenti per aver curato i malati ma perché il vostro nome è scritto nei cieli…” Cioè, come a dire…rallegratevi perché siete con Dio.
E i parenti, la mamma di Noemi, le sue sorelle e fratello, senza sapere come ringraziare del Grande Dono arrivato e sentito come un miracolo per la loro cara Noemi, si sono serviti di espressioni piene di riconoscenza per il presente ma con lo sguardo verso l’infinito, il mistero della vita.

Il Signore vi ricompenserà, il Signore vi darà piú di quello che ci avete dato, il Signore vi benedirà.
In sintesi, il Signore è parte Superiore di questa azione, è presente in questa storia.

Una sfida iniziata da quando Noemi con sua mamma ci ha visitato provenendo da posti lontani, per avere un parere, nutrendo tanta speranza in noi. Per me Noemi, incontrata in consultorio, da subito è diventata “sfida” per non lasciarla ritornare alla sua casa, così zoppicante e sofferente di dolore e… senza speranza. Ho iniettato unicamente speranza…un farmaco che fa sempre bene. Mi confidava che la sua menomazione fisica, gli impediva sentirsi parte di ogni gruppo di compagni fin dalla scuola, dove la evitavano trattandola da “poverina” senza invitarla ai giochi, escludendola dalle feste organizzate dei loro compleanni e allontanandola dalle “sfilate civiche” qui abituali, dove i suoi compagni di classe, potevano sfoggiare il miglior vestito per mettersi pubblicamente in mostra.

Noemi ha sentito tutto questo come ingiusto nella vita e, ha reagito nascondendo il suo dolore, partecipato solo dalla mamma, piangendo isolata e sofferente per questo distacco dai “normali” e per il dolore anche fisico da sopportare.
La mamma, quasi per rifarsi, ha reagito con il lavoro senza contare ore, sacrifici e rinunce diventando oltre che madre, anche padre per sua figlia. Sì, perché il padre di sessant’anni è ammalato da tempo di Silicosi polmonare per aver respirato polvere per vent’anni in miniera. Ora ha il respiro più corto e frequente, e, per pochi sforzi, si sente soffocare, la sua pensione di 120 euro al mese è scarsa per coprire le necessarie spese ordinarie e le medicine da pagare per la salute persa senza possibilità di recupero.

Ancora una volta la Provvidenza entra in scena in questa storia con la “Sua Presenza” puntuale, che non si fà capire o pregare ma entra diretta nei fatti. È una dolce sorpresa quando trovi la strada che stai percorrendo come già preparata e tracciata da “Qualcuno sconosciuto” che sembra invitarti a seguirLo. Qualche telefonata per contattare amici, rimanendo all’oscuro dei risultati e della possibilità di poter davvero aiutare Noemi. In breve una risposta decisa da Adler Ortho, per me una sconosciuta ditta italiana di Protesi che mi scrive sorprendendomi della loro adesione alla causa di Noemi, per disegnare e costruirgli una protesi personalizzata che entrerà nello stretto canale midollare del femore displasico.

Mi dicono che penseranno tutto loro, comprese le spese dell’invio della protesi in Bolivia.
Ma chi siete? Da chi avete avuto l’informazione…
L’ordine è arrivato da “chissà chi”…non importa.

Mi chiedono inviare una tomografia per ricostruire tridimensionalmente la pelvi di Noemi al laboratorio e quindi disegnare e realizzare la protesi in titanio da spedirmi poi in Bolivia. Ricevo la notizia con meravigliosa sorpresa e la gioia la comunico direttamente a Noemi che stenta a credere possa essere possibile e sia davvero giunto il momento per poter camminare meglio e senza dolore che gli impediva cercare un lavoro immobilizzandola a volte isolata a letto. Quasi non crede ai fatti reali che gli stanno succedendo per cambiargli la vita, troppi medici, prima consultati, gli avevano tolto ogni speranza dicendogli che l’unica soluzione era rassegnarsi! Per far giungere la protesi a destinazione ci sono voluti mesi, con impreviste complicazioni, per la burocrazia con i permessi del Ministero Salute, i tramiti doganali e una spedizione che ha sbagliato destinazione. Insomma non è stato facile seguire ogni passo che sembrava impedire l’arrivo in Anzaldo dell’attesa protesi.

Tutto viene dimenticato il giorno dell’intervento, quando coincidono la presenza di Noemi, i due traumatologi pronti per l’intervento con l’arrivo a destinazione finale della protesi da collocare nel femore e anca di Noemi. Qui diventa un giorno storico da ricordare, perché apre un nuovo capitolo nell’impianto protesico boliviano.
Sembra sia la prima protesi personalizzata disegnata e costruita su misura impiantata in Bolivia!.

La chirurgia è durata tre ore e non è risultata tanto facile. Alla fine dell’intervento riuscito, la gioia spontanea trapelava dal cuore, lasciando liberi timori e paure che prima dell’intervento erano rimaste sospese e presenti. L’abbraccio dei famigliari di Noemi ci aspettava come premio, pieno di riconoscenza, gratitudine e commozione da condividere. Per me un segno chiaro di un’azione compiuta che è stata grande e sarà da ripetere e continuare.

Dr. Pietro Gamba
Direttore “Centro Medico Quirurgico Fundación Pietro Gamba”
Anzaldo – Bolivia

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