Affetti Nascosti

9 Febbraio 2015

Ieri è arrivata in Ospedale Norma, una ragazza di 18 anni dai bei lineamenti, figura snella e sembianze di modella, proveniente dal Chapare, la foresta tropicale di Cochabamba.

Fin dagli inizi, la diagnosi non era chiara: riferiva di aver avuto vomito senza però aver mangiato, sentendo un forte ardore e dolore a partire dallo stomaco fino a giungere in sù alla bocca.

Con l’ecografo si cerca la colecisti e poi l’utero. Ci si sofferma alla prima sorpresa, quando si nota un utero ingrossato con un’area interna occupata dal prodotto della gravidanza. Si calcolano circa 8 settimane di gestazione, con una creatura che si muove e il cuoricino che batte. La ragazza, da poco maggiorenne, scoprendosi gravida, dice di aver avuto paura ad avvisare i genitori: mi incarica perché sia ora io a dare la notizia alla sua mamma che aspetta fuori.

Ci dice che lei non vuole questa creatura, anzi, rincarando la dose, aggiunge che non vuole vivere e che ha già fatto il primo passo per eliminarsi con il veleno che ha preso con un cucchiaio da quando sono iniziati i suoi malesseri.

Il veleno preso è un’erbicida potente utilizzato di norma per disboscare la coca. La ragazza decisa l’ha versato in un cucchiaio, senza pentirsi. Non ha cercato il vomito o il tamponamento con olio o latte oppure terra come qui si usa e non è ricorsa alle cure dell’ospedale per una lavanda gastrica. Con il tempo trascorso l’erbicida preso, il gramoxone, ha potuto assorbirsi completamente e arrivare al fegato, ai reni e danneggiare le vie aeree per dare, a seconda della quantità e della concentrazione del prodotto ingerito, una morte rapida e altre volte invece un’agonia lenta per insufficienza epatica, polmonare o renale.

Chiamo la mamma che non sa nulla nè della gravidanza nè del tentato suicidio e aborto di sua figlia. Stupita, piangendo si chiede ad alta voce il perché non ha voluto avvisarla a tempo debito e il motivo del suo gesto: una gravidanza è anche perdonabile e non gli sarebbe successo nulla.

Gli espongo la preoccupazione esistente dell’assorbimento dell’erbicida preso in un atto disperato per farla finita e per disfarsi tutto d’un colpo da ogni problema oltre alle possibili complicazioni come è la fibrosi polmonare . La mamma piange senza consolazione, senza sapere cosa fare e cosa dire. Anche il ragazzo di Norma, non partecipe al piano di aborto e di suicidio della giovane ragazza, è disperato supplicandomi di salvarla.

Rispondo che sono in corso gli esami del fegato e del rene, per valutare quanto danno abbia portato il veleno assorbito e per valutare quindi una prognosi. La mamma racconta che Norma è una riconosciuta lavoratrice, migliore dei suoi tre fratelli maschi che invece si dedicano ad altro fuorché impegnarsi nel lavoro.

Racconta che lo stesso sindacato dei produttori di coca l’ha eletta come dirigente togliendo il terreno a suo padre, conosciuto come dedito al bere, per affidarlo a lei che lo fa produrre con risultato.

Racconta che quando il padre è tornato a casa con un po` di alcool in più, offeso per la decisione presa dal Sindacato, l’ha aggredita e picchiata in due diverse occasioni usando un cinturone. Sono stati i vicini e i fratelli a fermarlo prima che arrivasse al peggio. Per quelle percosse Norma ha sviluppato una paura sempre maggiore della sua stessa famiglia, sentendosi constantemente senza difese. Poi, con il problema della gravidanza che ha tenuto nascosta, ha voluto risolvere la situazione eliminando dapprima la creatura indesiderata e, consigliata da amiche, ha iniziato a prendere delle erbe abortive che non hanno avuto gli effetti desiderati . Quindi è ricorsa al misoprostol, la prostaglandina che nei nostri ambienti è conosciuta e usata per svuotare l’utero e che tra le giovani si usa perché liberamente si può trovare in farmacia. L’effetto che riferisce è stata una abbondante perdita di sangue.
Infine allo stremo, la decisione presa in autonomia di eliminarsi con il mortale erbicida e farla finita. Vedo la giovane nel letto, dorme con un riposo apparentemente tranquillo.

Gli esami sono buoni e fanno sperare in una buona ripresa con possibilità di miglioramento. Con il tempo che trascorre e che ci distanzia sempre meglio dalle temute complicazioni, speriamo di non vivere le sorprese della temibile insufficienza polmonare, epatica o renale che stroncherebbero due vite preziose.

Oggi Norma è serena. Si lascia pettinare dalla mamma che accarezza i suoi soavi e lunghi capelli neri che arrivavano fino alle ginocchia.

Nella carezza della mamma vicina, c`è tutta l’esperssione del “ti voglio bene” sei importante, preziosa e bella che a volte fa bene sentirlo dire.

Norma ha riaquistato forza e fiducia in sè stessa e verso la creatura che ha in grembo.

Da giovane mamma ora sente tutta sua questa creatura, così come diventa per lei scoperta la sua vita insieme a quella che stà per germoliare.

Dott. Pietro Gamba

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