Dal Diario di Daniela

8 Aprile 2010

Eccomi al mio ultimo giorno come volontario presso l’Ospedale di Anzaldo. Mi chiamo Daniela, chirurgo di 34 anni, che ha intrapreso una delle più belle esperienze della sua vita, poco più di un mese fa. Tutti conosciamo, per presa diretta o per sentito dire, il Dott. Pietro Gamba e la sua missione in Bolivia. Ma quanto la realtà può superare l’immaginazione? Non è facile riportare sul monitor di un pc tutto il calore che mi ha accompagnata in questi giorni lontano da casa. 

Fin dal mio primo giorno, dal mio arrivo a Cochabamba sono stata conquistata dalla gentilezza e dal sorriso della Dott.ssa Margherita, ottima biochimica nonchè moglie di Pietro, sempre attenta e prodiga nei confronti di ogni persona che incontra…dall’ospedale di Anzaldo che ogni giorno guardo, e mentre passeggio per i suoi corridoi ed entro nelle sue diverse stanze, è impossibile evitare di meravigliarmi e di domandare come un uomo “solo” possa aver creato e possa portare avanti ogni giorno una realtà del genere…ed il tutto sempre con una serenità ed un sorriso contagioso. Resto ammirata, di fronte alla professionalità ed alla operosità di tutto lo staff ospedaliero…il Dott. Antoine, il Dott. Mauro, la Dott.ssa Jeanette, mai una scontrosità, mai un diniego, sempre pronti all’azione.

Io? Io sono venuta in Bolivia con l’intento di aiutare e mi sono ritrovata con block-notes a prender nota di ogni cosa. E’ retorico, ma verissimo scrivere che mi mancherà questo clima familiare, la semplicità dello stare insieme, i colori di questa terra lontana dal cielo così intenso, il profilo maestoso della cordigliera andina, il sole così luminoso e lo splendore delle stelle! I viaggi in jeep da Cochabamba ad Anzaldo, sempre una scoperta! Mi mancheranno i volti della gente, questi visi duri, segnati dalla fatica, con uno sguardo profondo, di chi ha già sopportato tanto ma in grado di scioglierti in un secondo all’apparire di un timido sorriso. Sono felice, lo posso scrivere, perché è qui che ho riscoperto il vero senso dell’essere medico; professione che non è un semplice sistema per vivere, ma uno strumento per imparare a vivere!

Ho avuto la fortuna di conoscere direttamente Emilio con la sua realtà, e, nel mio piccolo, ho potuto prender parte alla storia di Margarita, una timida ragazzina di 16 anni, appartenente ad una comunità nei pressi di Anzaldo, che definire disagiata non rende l’idea; una comunità sita in un panorama mozzafiato che contrasta per la sua bellezza con il nulla della gente che lotta per la sopravvivenza. Non posso evitare di guardare quei ragazzi della mia età, che non hanno conosciuto altro che lavoro e di pensare a quanto io sia stata fortunata. Comunque, la vita mia e quella di Margarita si sono incrociate circa due settimane fa, quando i suoi parenti l’hanno condotta in ospedale per una voluminosa tumefazione a carico del femore sinistro, già gravato dalla presenza di diversi tramiti fistolosi. Altro che organizzazione di un centro tecnologico di un qualsiasi paese industrializzato!! Il tempo necessario per la lettura di una biopsia (osteomielite acuta) e già mi ritrovo a bordo dell’ambulanza (sempre un’avventura!) alla volta della comunità per prelevare la ragazzina per l’intervento chirurgico e non solo!! Il programma prevede intervento con successivo ricovero per reintegro alimentare del paziente: perché, come mi spiegano, la maggior parte dei bambini di queste zone è denutrito e quindi più suscettibile alle infezioni…eh già…solo riso e patate…qualcuno ha idea di quanta fatica per raccoglierle? Io sì, grazie al buon Pietro, che mi ha dimostrato “quanto sia bassa la terra” attraverso la raccolta della mia fila di “papas”!

Ma da buona europea, vogliamo parlare del compenso di ricovero-intervento? Ricordiamo ancora il sorriso sincero di un bambino che vede l’inizio di una vita senza dolore e magari il miraggio di riprendere ad andare a scuola, anche se distante 8 km, rigorosamente a piedi? Sì, ma come beni materiali? Beh, mi risponde Pietro, quando non hanno proprio nulla o una gallina, una pecora o lama che sia, uno, due sacchi di patate possono bastare!! E’ inutile dire che mi viene da ridere se ripenso all’Italia ed all’affanno nella ricerca della ricchezza.

E questo è solo una delle persone che ho avuto la fortuna di incontrare… Che aggiungere? Parto, ma col cuore in pace perché sono contenta di aver incontrato gente che si è ritrovata a scrivere questa storia percorrendo le strade più disparate, contenta di aver trovato una nuova famiglia che porto via con me, nella speranza di aver lasciato una piccola traccia. Buon lavoro nella speranza che l’entusiasmo che si trasmette nello sguardo di questi medici infaticabili, possa continuare a contagiare tutti coloro che hanno la fortuna di incontrare.

Daniela

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