Due lacrime senza rumore

1 Aprile 2016

Viene da lontano Segundina. È venuta in taxi con il suo papà e la sua mamma. Ha un espressione sconvolta e stanca. Sta per crollare. E non percepisco se per via del dolore o della forte paura. E dolore ne avrà avuto tanto visto quello che le è da poco accaduto. Con una mano si stringe forte il braccio sinistro, quasi a volerlo nascondere. Avrà avuto paura, penso.
Un lenzuolo bianco e insanguinato, stretto forte attorno alla mano destra. Non sembra una ferita lieve a giudicare dall’intensità di quel rosso. E presto ne abbiamo la conferma.

Un brutto incidente, un attimo di distrazione e la piccola mano di Segundina viene risucchiata dentro quel mulino.

Era lì, ad aiutare suo padre a macinare il grano. Come sempre. Anche se ha solo 8 anni, quel lavoro lo conosce bene e sa come farlo. Senza perder tempo, senza pause, spinge il grano in quella bocca affamata. Ma qualcosa succede.
Un gesto sbagliato e la sua piccola mano viene risucchiata dentro.

Non riesco ad immaginare il dolore che ha provato e la paura che ancora le sta addosso. Non riesco ad immaginare come possa essere una mano “macinata”. No. Non ci riesco per niente. E non posso riuscirci perché è qualcosa di terribile. Sembra un film dell orrore.

Non esiste più nessuna mano. Nessun dito. Neppure un osso. Solo un groviglio di carne, sangue e tendini sfilacciati, fluttuanti e senza direzione.
Ho un mancamento a vederlo.

Il traumatologo viene allertato immediatamente. È tardo pomeriggio, ha finito di lavorare da poco, ma di fronte ad un emergenza è pronto a partire subito per raggiungerci in Anzaldo. Quando arriva, dopo due ore di viaggio, è già tutto pronto e procediamo con l’intervento. Purtroppo non è possibile recuperare nulla. Neanche un osso per poter creare una sorta di pinza prensile.

Quel mulino ha triturato ogni cosa.

Con il rammarico di tutti a Segundina viene amputato tutto quello che resta di quella mano destra. E il braccio finisce lì. Come una strada chiusa, arriva alla fine e non hai più direzioni.

Al risveglio, la piccola Segundina scopre che le manca la sua mano destra e non trattiene le lacrime. Due gocce tonde tonde, sospese sotto gli occhi che sfidano la forza di gravità. Vorrei asciugargliele e dirle che andrà tutto bene, ma è il suo dolore. Il dolore di una bambina che si è appena scoperta mutilata. Che ha paura. Che si vergogna. E quel dolore mi attraversa la pelle e lo sento anche io. Vorrei potergliela disegnare io una mano nuova, come dentro un disegno animato… e darle movimento. Che sciocche fantasie!!

Penso a quando questa mattina, ho avuto difficoltà ad accendere il gas con l’accendino solo perché sono stata costretta ad usare la mano sinistra. La mia mano pigra, la mia mano “idiota”. Due banalissimi punti di sutura sul pollice destro hanno complicato tutto. Un gesto semplice, quotidiano, automatico si trasforma in una sequenza di repliche inconcludenti. Le mie dita si stavano cimentando con un gesto con cui non avevano mai avuto confidenza. E ora stavano imparando una sequenza nuova.
E ci vuole tempo.

E adesso penso a lei mentre sbuccia una mela tenendola ferma con una forchetta, penso a lei che intreccia i suoi capelli stringendo le ciocche tra i denti, penso a lei che prepara l’orlo all’uncinetto per il suo aguayo, a lei che impara a scrivere per la seconda volta. Troverà il modo per fare ogni cosa, con il tempo.

Si abituerà, si adatterà e diventerà più forte…
Ma ogni volta che percorrerà quel braccio che finisce allo stop, ricorderà per sempre questo giorno in cui due lacrime, sono sfuggite ai suoi occhi, per necessità,con timidezza e senza fare rumore… hanno scavato un solco anche dentro tutti noi.

Gianna Barella, medico volontaria

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