Emozioni da Milano Marathon

8 Aprile 2019
Domenica 7 Aprile si è tenuta la Milano Marathon, staffetta non competitiva per squadre di 4 persone, collegata al progetto Milano Marathon Charity Program che consente ai runner di correre per un’organizzazione no profit a scelta. Numerosi sono stati coloro che hanno deciso di partecipare promuovendo l’iniziativa della Onlus Pietro Gamba che si occupa da più di quarant’anni di offrire supporto medico ai campesinos della Bolivia. Sono stati raccolti quasi 4.000 euro che verranno impiegati per aiutare Pietro nella sua missione di aiuto alle popolazioni povere della Bolivia.
Di seguito una riflessione di Davide Razzini riguardo l’evento.

Quando Pietro mi chiese di organizzare la staffetta alla Milano Marathon per conto della nostra Onlus ero abbastanza certo che non avesse capito bene di cosa si trattasse. Ma lui è fatto così: appena vede la possibilità di fare qualcosa che aggreghi ecco che ci si tuffa dentro. O come in questo caso ti coinvolge con un secco “occupati tu dell’organizzazione, fai, coinvolgi”.E così per l’ennesima volta da quando lo conosco mi ripeto che se lui è stato capace di costruire un ospedale sulla Ande nel bel mezzo del nulla più totale, dedicare un po’ del mio tempo libero a questa iniziativa sarà poco più che una passeggiata di salute.

Siamo ad Ottobre, e manca ancora una vita al 7 aprile 2019, giorno in cui da corso Venezia prenderà il via la nona edizione della Milano Relay Marathon, manifestazione benefica fortemente voluta da un altro pazzo sognatore come Pietro Gamba che ahimè ci ha prematuramente lasciati.

In pratica l’iniziativa consiste nel suddividere i 42 km e 195 metri della Milano Marathon in quattro frazioni corse da altrettanti frazionisti per raccogliere fondi a favore di una fra le 70 Onlus che aderiscono al Charity Program. Ebbene, il 7 aprile 2019 era ieri.
Con questa scusa di correre per raccogliere fondi al grido di “io sostengo il medico dei campesinos!”, non solo abbiamo ricevuto donazioni per un totale di quasi 4.000 euro, ma abbiamo portato a casa un’esperienza che di diritto va archiviata nel cassetto “esperienze indimenticabili della vita”.

Aldilà della mera cronaca della giornata che liquiderò con un “eravamo talmente contenti che ce ne siamo fregati della pioggia”, vorrei condividere alcune emozioni che mi sono rimaste. Così, come mi vengono in mente, sotto forma di flusso di coscienza.
Emidio si è fatto 600 km in treno con altri due matti come lui solo per essere presente e indossare la maglietta con il logo della Fondazione. Sergio, Antonio, Lino e il povero Marco che è rimasto bloccato per la febbre hanno risposto “presenti” in tempo zero nonostante fisicamente non siano più dei ragazzini. La Simo non contenta di correre solo la sua frazione ha deciso di farne due e di arrivare fino al traguardo. Il Ferroz, il Bonazza, l’Ale e il Pirata e il loro entusiasmo che è marchio di fabbrica dell’Atletico Arluno mi hanno già detto che ci saranno anche l’anno prossimo perché si sono divertiti tantissimo e che correre facendo del bene è più bello che correre bene.

La famiglia Ripamonti ha formato una squadra intera per far partecipare papà Ezio. Papà Ezio ha 80 anni. Il Bass e il suo capo col pretesto di una sponsorizzazione hanno offerto una donazione che ci ha permesso di coprire interamente tutti i costi sostenuti. Bass, guarisci dall’infortunio che ci devi essere il prossimo anno. Dopo secoli che cercavo vari pretesti per far correre mio papà è stato sufficiente proporglielo in macchina per ottenere un “per Pietro questo ed altro”.

Il mio amico Cimo, che mi ha dato una grossa mano per disegnare le magliette e lo striscione, fino ad un mese fa non aveva neanche le scarpe da corsa e ieri si è sparato 25 km (“Fare una sola frazione mi sembrava inutile”). Viola e i suoi amici hanno portato un tale entusiasmo che dopo qualche ora trascorsa insieme mi sembrava di conoscerli da una vita… Si vedeva lontano un miglio da come le brillavano gli occhi che è ancora fresca in lei l’esperienza di Anzaldo. La Moni e la Bea ci hanno regalato un’opera d’arte di biscotto e una tonnellata di pizza e focaccia al termine della corsa, dimostrando che ci sono milioni di modi per sostenere l’opera di Pietro.

La Cri non ha perso tempo quando le ho proposto di partecipare ad una sola settimana dalla corsa, subito ha risposto “grazie di avermi coinvolta”. La Vale era talmente emozionata che nell’ultima frazione della staffetta mi ha staccato. Si, mi ha staccato. La Vero, Valentina e la loro azienda Thermofisher potevano scegliere una delle Onlus più in vista, con uno stand più grande e dei costi di iscrizione minori per correre. E invece hanno scelto noi. Iris ha promosso il profilo della Fondazione anche su Instagram: bisogna che siamo noi giovani a farci carico di portare avanti l’opera di Pietro, il mondo ha ancora bisogno di sognatori ribelli. A proposito, tutti a seguire il profilo @pietrogambaonlus.

Erano inoltre presenti collaboratori che hanno trascorso 6 ore al freddo a vegliare il nostro stand… i veri numeri uno sono stati loro.
Penso infine che la grandezza dell’opera di Pietro non sia tanto l’aver costruito un ospedale in mezzo al nulla, quanto la capacità di saper trasmettere attraverso il suo esempio la forza interiore che gli è stata donata.
Chiudo invitandovi a non prendere impegni per il 5 aprile 2020: ci sarà un’altra Milano Relay Marathon da correre per sostenere il medico dei campesinos.

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