In viaggio per l’Italia e l’Europa

1 Gennaio 2010

Carissimi Amici,
da poco sono rientrato nella mia quotidianità, dove ritrovo il piacere della mia famiglia dopo un mese di assenza per il viaggio in Italia. Qui voglio parteciparvi le emozioni provate e che sono diventate una nuova forza per continuare.
La prima tappa è stata Jona in Svizzera, nei pressi di Zurigo, dove mi attendeva una famiglia venuta tempo fa a trovarmi in Bolivia. Essa si è impegnata insieme con la propria parrocchia ad appoggiare il mio progetto con una raccolta di fondi.

 La grande considerazione che hanno dato a me e al mio lavoro hanno consolidato la mia volontà a proseguire nei miei intenti. In serata ci aspettavano don Danilo e gli Amici Terzo Mondo a Wetzikon, dove ho potuto aggiornare tutti sul mio operato, aiutandomi con la proiezione di alcune immagini del mio lavoro. A fine serata don Danilo ci ha fatto una bella sorpresa consegnandoci una busta contenente la solidarietà del “Natale della Bontà” insieme ad un premio che un medico svizzero aveva ricevuto e che in parte, destinava all’acquisto di uno strumento per l’ospedale. Il giorno dopo c’è stata la messa grande; qui ho sentito la speciale vicinanza delle persone che sono attente e sensibili verso coloro che hanno bisogno. I celebranti in lingua tedesca hannocreato un momento magico di unione concreta con il dono dell’offerta raccolta nelle due messe.

 

Il viaggio di ritorno in treno attraversando le Alpi innevate, mi ha riportato indietro nel tempo, ai ricordi degli inverni vissuti da giovane. Ma mi sono trovato sbalzato velocemente nel tempo di oggi, seduto a fianco di mia figlia Linda, la seconda di sedici anni, in attesa di arrivare a Bergamo in tempo per una cena di beneficenza organizzata alla Roncola di Treviolo. Paola resta l’indiscussa protagonista della serata per l’ideazione e la preparazione di questo evento che ha fatto trovare seduti ai tavoli un centinaio di invitati. Tra i presenti, oltre al gruppo missionario e persone della parrocchia che ci ospitava, vi era al completo il gruppo “Progetto Missione” del mio paese, i giovani di don Alessandro del Patronato S. Vincenzo a me noti per esser stati in Bolivia a trovarmi, oltre a famigliari e amici vari che mi hanno raggiunto. Paola a fine serata ha donato ad ognuno dei presenti una parte di un puzzle per ricordare che per comporre qualcosa insieme ognuno è una parte importante. Le immagini poi proiettate sono servite a creare il clima a me familiare in Bolivia, passando in rassegna un anno trascorso con i miei piccoli pazienti, la loro storia e il racconto della loro guarigione. Il filmato riportava anche gli interventi per risolvere la patologia del volvolo intestinale che per molti hanno significato il miracolo della vita grazie alla solidarietà di persone che continuano ad appoggiare il nostro lavoro.

Dopo aver salutato i presenti ho ringraziato doverosamente i gestori del locale che hanno preparato, per il secondo anno, questa cena grazie alla quale abbiamo ricavato un importante ricavo. Alla fine mi sono trovato a casa verso l’una del mattino….La sveglia avrebbe squillato dopo neanche tre ore per preparami al viaggio per Roma.

Raccontare gli incontri di Roma è far emergere forti emozioni che, mentre li scrivo, destano in me ancora momenti di stupore. Cono, il medico che è rimasto con me in Anzaldo per circa otto mesi, ha dimostrato ancora una volta la sua piena amicizia e disponibilità verso di me e la mia famiglia. Egli ha organizzato presso la scuola di specializzazione di Igiene dell’Ospedale Sant’Andrea di Roma un incontro con medici, studenti e specializzandi della facoltà di medicina presso l’università “La sapienza” invitando alcune autorità ministeriali. Un medico formatore del CUAMM mi ha presentato dopo aver esposto argomenti inerenti la cooperazione internazionale. Per me è stato facile parlare del mio lavoro, dire i miei motivi ispiratori , la mia storia e insomma la mia esperienza in Bolivia con le attuali promesse e le sfide. La conclusione che ci ha visti tutti d’accordo nel dibattito è stata l’idea che per cooperare occorre farsi fratello, amico ed esperto della lingua e dei costumi della gente presso cui si è deciso di portare un servizio. Restano questi i pilastri per meglio essere accettati e per diminuire le molte difficoltà che si possono trovare.

La serata doveva concludersi con la cena di beneficenza organizzata dalle signore Moira Mazzantini e Graziella Bonacchi, titolari della TNA, un’agenzia legata al mondo del cinema. Eravamo in tanti a venire da Bergamo; con me c’era mia figlia Linda, i miei fratelli e l’amico Antonio. La gentilizza delle nostre ospiti è stata sublime: hanno provveduto a noi riservandoci un’accoglienza straordinaria. L’intesa è stata subito spontanea, Moira e Graziella ci hanno fatto sentire a nostro agio, tra amici. Le emozioni provate in quel 15 di dicembre nei locali lussuosi delle Officine Farneto di Roma resteranno unici per la mia esistenza! Mai avevo visto insieme 350 persone di fama paganti per celebrare un evento di solidarietà.

Ho apprezzato lo sforzo immane delle due organizzatrici aiutate da tutto il loro personale che portava una maglietta nera con scritto: Il cinema per Pietro Gamba . Mi hanno fatto entrare con loro tra i primi per indicarmi il tavolo a noi assegnato. Un brivido per la sorpresa, come vedere l’immagine di un grande film dal vero. Dentro questo capannone ricavato da vecchie officine ed ora adibito a salone per ricevimenti, vi erano imbanditi innumerevoli tavoli rotondi preparati per una cena di gala; il tutto contornato da luci di Natale che sapevano completare il clima della festa. Alle pareti i pannelli di una mostra fortografica tratta dal libro“Il medico dei campesinos”. Moira e Graziella erano impegnate al massimo per la buona riuscita della festa; certamente hanno lavorato molto perchè tutto non cadesse nell’improvvisazione. Fuori dal locale, sotto la luce di due riflettori, una decina di fotografi erano al lavoro per fotografare i divi del cinema che posavano davanti a un gigantesco cartellone che riportava il nome dell’Associazione Amici Pietro Gamba ETS con il logo degli sponsor della serata. Questo , mi ha poi spiegato Moira, è un’idea che serve per vendere le foto dei divi ai rotocalchi per ottenere ulteriori entrate.

Mentre iniziano le prime presentazioni dei presenti, continua ad arrivare gente. E’ tutto sublime da sembrare un sogno! Il locale si affolla e si inizia a prendere posto ai tavoli assegnati. Mi sembra di sognare! Non mi esalta essere in quel momento Pietro Gamba che non è nessuno in quel mondo, ma mi sorprende che due donne sole abbiano generato tale movimento solamente dopo aver scambiato con me alcuni scritti in seguito alla lettura di un articolo di giornale che ha permesso di conoscere il mio lavoro. Ci vedo le mani della Provvidenza, ora tanto chiara e concreta da far toccare con mano il nascente sogno della Fondazione. Continuano le strette di mano e le presentazioni. Non conoscendo quasi nessuno di quei famosi, mi sentivo davanti a Castellito o Paolo Ponti come davanti a un umile campesino tenuto in alta stima dalla comunità per le sue doti di importante leader, capace di mantenere unita la sua gente. Ma il momento magico è stato vissuto appieno dalle mie sorelle Elsa e Marisa, che conoscendo i più famosi, li raggiungevano per fare con loro una foto ricordo.

Ad un certo momento della serata Moira annuncia il motivo della serata che è quello di aiutare il medico dei campesinos, spiegando che erano venuti a conoscenza del mio lavoro per mezzo di un articolo, scritto tempo fa da Nicolò d’Acquino sul Corriere della sera, e che il loro intento era quello di aiutare l’Ospedale per un’anno di operato. Una decina di minuti sono serviti per far passare la proiezione di alcune immagini del mio lavoro, raccontando la mia storia e la scelta fatta.. poi mi sono ritrovato con il microfono in mano per dire qualcosa. Non ricordo bene cosa ho detto per l’emozione che provavo e per l’insieme di pensieri e il desiderio di ringraziamento e di bene che volevo augurare a tutti. Sono però uscite parole spontanee che volevano dare senso a quello che ci avvicinava.

L’ultima tappa del mio viaggio è stata Padova, la città dei miei studi e di Nicola e di sua moglie Rosy. Anche loro sono stati miei ospiti in Anzaldo; per un mese Nicola ha tenuto lezioni di anestesia nel mio ospedale. A Padova ci hanno ospitato con tanto affetto e hanno organizzato, in una bellissima villa veneta, una cena per centocinquanta medici, quasi tutti della specialità di anestesiologia, insieme con le loro famiglie. Tra loro conoscevo il dott. Pittoni, attuale primario dell’ anestesiologia di Padova. Tutti insieme hanno pensato anche ad una pesca di beneficenza incaricando la segretaria di Pittoni e il personale del reparto per la ricerca del montrepremi E la pesca è stata “miracolosa”.

Il giorno dopo, sommersi dalla neve, siamo arrivati a Trebaseleghe (PD), dove ci aspettava Danilo,un professore di educazione fisica, passato da Anzaldo per un giorno e una notte. Ci ha condotti nell’ auditorium “Anzaldo” gremito di bambini delle medie. Sul palco Danilo ha recitato alcune sue poesie, in dialetto veneto, dedicato a me e al suo passaggio per la Bolivia mentre una ragazza lo accompagnava alla pianola. Il momento è stato magico. I bambini non fiatavano e il cuore in breve si è colmato di pace, lasciando sfuggire una sincera lacrima di emozione. Poi ho mostrato le immagini del DVD di tredici minuti. I ragazzi non hanno accusato stanchezza o superficialità nell’ascoltarmi e siamo rimasti insieme per due ore fino al tocco della campana.

Pietro

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