Le sfide di Placido, Miguelina e Noemi

2 Aprile 2019
Carissimi amici,

la giornata di oggi serve per mettere a prova e misurare l’impegno, la disponibilità e la sensibilità perché queste doti non diminuiscano o si raffreddino diventando abitudine e diminuendo la tonicità che impone la marcia. Oggi è arrivato Placido, l’autista della tragedia successa in Challviri raccontata dalla volontaria Viola nell’ultima newsletter. L’incidente è successo il giorno prima della nostra visita alla comunità di Challviri, trovata nel dolore e unita attorno alla famiglia di Placido. Quel pomeriggio sul camion di Placido, diretto in città carico di patate, c’era tanta gente.

In salita il camion pesante si è fermato e, per sicurezza, i passeggeri hanno messo un sasso sotto la ruota posteriore perché non retrocedesse. Placido ha gridato ai passeggeri di scendere. Alcuni hanno ubbidito mentre altri, abituati a questa pratica, non ci hanno fatto caso ed hanno aspettato la ripartenza da fermo che è avvenuta ma senza spuntare la ripida salita. Il camion spento ha retrocesso e stavolta il sasso non ha impedito la sua discesa per la forza impulsante e, per chi ha visto, il camion è andato dritto nella scarpata a lato della strada rovesciandosi paurosamente con il carico e con la gente rimasta sopra che gridava aiuto. 

È poi arrivata la notte con i primi soccorsi e con il triste e tragico bilancio di due morti sul posto e cinque feriti trasportati in città. Tra questi il più grave è risultato essere Placido, il conducente e proprietario del camion che era in cabina. Nel tirarlo fuori mezzo morto dai rottami, i soccorritori raccontano di avergli già riscontrato sul posto che non muoveva e non sentiva le sue gambe oltre alla difficoltà della respirazione per le diverse contusioni subite. L’intervento di stabilizzazione della colonna è stato fatto, con costi molto alti, in città per la necessaria terapia intensiva che qui non abbiamo.

Oggi la nuova sfida per Placido è riprendere la vita, con tutte le difficoltà che questa presenta, perché sa che non riuscirà a camminare per il resto della sua vita. Questo impone sacrifici per tutti, per lui e la famiglia. I figli che stanno studiando hanno deciso di abbandonare gli studi e la moglie Paolina deve lasciare le sue ordinarie attività per non abbandonarlo. Noi con l’accompagnamento in Ospedale della fisioterapia e riabilitazione, faremo in modo che la forza mancante delle gambe sia sostituita dalla forza delle braccia che gli permetterà di recuperare parte dell’indipendenza perché fortunatamente la testa non ha subito lesioni, conservando intatta la volontà e la forza di ricominciare.

Ieri siamo stati da Emilio, un paziente da noi curato circa una decina di anni fa e rimasto paraplegico per un incidente con sezione midollare. Emilio e Placido sulle sedie a rotelle, si sono subito intesi nel loro dialetto. Naturalmente Emilio si è trasformato in naturale Professore perché, dopo tanti anni, passava a Placido ogni dettaglio per convivere con speranza nella disabilità e conquistare come lui l’indipendenza e nuovi traguardi che si è imposto e ha raggiunto come quello di far continuare a studiare i figli. Emilio ricordava i primi tempi difficili con noi in Ospedale, quando doveva far fronte alla depressione che lo faceva piangere senza vedere alcuna speranza di riuscire, per affrontare con dolore gli esercizi di rafforzamento muscolare imposti che poi gli sono serviti per diventare indipendente in quei basici movimenti che gli permettevano spostarsi dal letto alla sedia e poi da solo al bagno.

Nello stesso giorno ci visita Miguelina, una ragazza bassina che non dimostra i suoi 17 anni. Ha una gamba più corta e storta di 15 cm. È stata dal traumatologo in città e, seppure sembra che il sistema della salute ora sia gratuito per tutti, i materiali di osteosintesi devono essere pagati. Gli servono tre placche per raddrizzare la torsione ossea. Hanno chiesto per le placche e viti 1.500$ che non ha. Proviene da una comunità rurale lontana da qui, e i suoi genitori vivono con altri due figli rimasti con loro per coltivare quanto la terra produce per la sopravvivenza e far crescere i loro figli. La famiglia dice poter aiutare Miguelina con 500$; di più non hanno. In città gli hanno chiesto 20.000$ per il totale della chirurgia e per l’allungamento osseo. La somma richiesta è una iniziale stima, perché, a lavori avviati, la cifra senza dubbio sarà ancora maggiore.

Qui l’ha indirizzata il parroco della sua area lontana dicendo che la parrocchia non ha risorse e riesce a malapena ad aiutarla con 300$. Gli chiedo il cellulare per mantenerci in contatto e, con sorpresa dice non averlo. Di questo mi stupisco perché ben pochi oggi anche anche qui da noi non hanno il cellulare! Riuscire in questa volontà di aiuto diventa una nuova sfida da assumere e da costruire con persone che sento attorno e non mancano per giungere a un buon risultato. Contatto il traumatologo facendo conoscere la situazione di Miguelina e della mia volontà di aiutarla e dicendo che, per mancanza di soldi e per i dolori che sente camminando, ha abbandonato la scuola dove era iscritta. Mi ribassa l’onorario e accetta operarla con 400$. Ora servono le placche e viti che siano adatte per l’intervento. Una volta raddrizzate le ossa con osteotomia della tibia e fibula, si dovrà prevedere l’allungamento osseo con previsione di tempi lunghi, forse lo stesso necessario per la riabilitazione di Placido.

Altra sfida pendente è quella di Noemi, una ragazza di 27 anni con anca displasica fin da bambina. La soluzione è l’impianto di una protesi di anca. La Provvidenza è sempre amica e,unita alla buona volontà che rafforza la motivazione, si sta intravedendo già un meraviglioso risultato nella ricerca. A Noemi che proviene da Oruro, una città distante da qui 300 Km, gli hanno sempre detto che il suo caso era inoperabile per la ristrettezza deformata del suo femore con un canale midollare che si era ridotto a circa 8 cm. Nessuna protesi convenzionale in vendita in Bolivia, poteva adattarsi alla ristrettezza del suo femore. Anche per questa ragazza, per le conoscenze raccolte in Italia con affermati traumatologi, si è trovata una immediata risposta di collaborazione e Solidarietà per la protesi che, cosa impensabile da noi in Bolivia, si sta fabbricando in titanio e su misura .Questa è una grossa e nuova sorpresa, della amica Provvidenza che guida e appoggia la buona volontà di molti che ringrazio.

Questi fatti che ci sfidano, mi spingono a dire che, disporsi per persone senza aiuti, eleva la passione per restare nella causa dei poveri oltre che sentire più vicino e vero il vangelo. L’importante appoggio e la passione di tanti amici attorno, completano l’esperienza di sentire la forza d’insieme di un bel gruppo che diventa sempre più una squadra di appoggio per rafforzare il Bene con risultati visibili della Carità.

A Tutti un meritato Grazie riconoscente per i piccoli sementi e germi di Bene che sono da far circolare in questa Quaresima.




Dr. Pietro Gamba
Direttore “Centro Medico Quirurgico Fundación Pietro Gamba”
Anzaldo – Bolivia

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