Un’azione di gioia

20 Gennaio 2020

Anzaldo, il paese nel cuore della Bolivia dove ha sede il mio ospedale, è povero di tutto, perfino d’aria dato che a tremila metri d’altitudine l’ossigeno scarseggia. Eppure questo posto dove vivere è duro può essere la meta di un viaggio della speranza, come è successo ad Hazel, un bambino al quale la vita sembrava aver voltato le spalle, e che invece proprio qui sta ritrovando la gioia di vivere. La sua storia mi è stata esposta per la prima volta da Oscar Romero, un chirurgo plastico, che aveva già sentito parlare di questo ospedale appollaiato sulle Ande. Hazel, che ha quattro anni, all’età di nove mesi cadde su un braciere acceso, ustionandosi gravemente la parte sinistra del volto e la manina. Quello è stato l’inizio di un calvario per lui e per la sua famiglia, con una serie di interventi che con parcelle anche di 5000 dollari hanno dissanguato le risorse dei suoi genitori (entrambi insegnanti di scuola elementare) senza risolvere la situazione che al contrario con la crescita si è andata complicando sempre più.

Il bambino era sfigurato, con la cicatrice retrattile al volto che lo obbligava a tenere il collo reclinato su un lato, e con il labbro inferiore aperto da cui colava la saliva. Romero mi ha contattato per telefono, e in pochi minuti per Hazel si sono spalancate le porte dell’ospedale, e quelle della speranza. Ho infatti accolto l’appello del collega a favore di questo bimbo e della sua famiglia, e l’accordo è stato presto raggiunto: il dottor Romero avrebbe rinunciato al proprio onorario, noi gli avremmo messo gratuitamente a disposizione strutture e risorse. A carico della famiglia di Hazel restava solo il costo del viaggio di andata e ritorno del chirurgo.

Hazel, accompagnato dalla madre, è salito ad Anzaldo per incontrarci. Il primo approccio non è stato facile, Hazel piangeva e si stringeva ai pantaloni della mamma per nascondersi alla vista dell’estraneo. Sono però riuscito a rasserenarlo dimostrandogli amicizia e attenzione. La madre mi ha riassunto le tappe della coraggiosa lotta che lei e il marito hanno ingaggiato per ridare un futuro al loro secondogenito, peregrinando fra i vari ospedali del Beni, regione tropicale pianeggiante e diversissima da quella andina di Cochabamba dove ci troviamo, alla quale l’accomuna solo la povertà. Mi è apparsa subito evidente l’urgenza di un nuovo intervento, a causa delle retrazioni cicatriziali che il bambino crescendo manifestava con sempre maggior evidenza.

Accolta con commozione la conferma della nostra disponibilità per un intervento senza costi, la madre di Hazel mi ha sorpreso dicendomi che il dottor Romero era già qui, pronto a operare. Non si è perso altro tempo, entrando subito in sala chirurgica. Ho curato l’anestesia, resa delicata dal fatto che il bambino usa massicce dosi di oppioidi per sedare il dolore, e l’ho intubato. L’intervento del chirurgo plastico, durato tre ore, ha dato l’esito sperato, con la liberazione della cicatrice. Per la bocca stirata da un lato sarà necessario un ulteriore intervento, che stiamo programmando. Intanto Hazel ha superato l’operazione e sta bene, godendosi le attenzioni mie – ha ricevuto con gioia il giocattolo che gli ho regalato – e di tutti i miei collaboratori, di cui è già diventato un beniamino. Anche il papà ha raggiunto Anzaldo per stare vicino alla famiglia.

In serata abbiamo salutato con una cena Romero, che la mattina dopo tornava a casa; l’atmosfera è stata resa gioiosa dalla consapevolezza di aver compiuto un’azione che rispecchia in pieno lo spirito che da sempre anima l’operato del nostro ospedale. I genitori di Hazel ci hanno espresso la loro gratitudine, ma questo sentimento in fondo è reciproco, perché Hazel ci ha dato un’occasione per realizzare appieno la missione di questo ospedale: l’apertura all’altro, la piena disponibilità a dare al prossimo e assaporare il gusto di un mondo più giusto. Anche qui a tremila metri in certe occasioni si respira a pieni polmoni, con l’umile consapevolezza di aver operato nel solco della giustizia e della solidarietà. Molti danno il loro contributo per rendere possibili queste azioni che segnano la strada del bene; altri seguono concretamente queste orme per costruire un nuovo modo di fare, quello dell’apertura all’altro, della gioia di dare. Momenti come questo esprimono pienamente il senso del nostro lavoro.

Dr. Pietro Gamba
Direttore “Centro Medico Quirurgico Fundación Pietro Gamba”
Anzaldo – Bolivia

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